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martedì 9 ottobre 2012

Don Carlo, l'amico dei bambini

Fra qualche giorno ricorderemo la beatificazione di Don Carlo Gnocchi... Mi fa piacere condividere qui qualche breve tratto biografico e qualche foto di questo grande uomo, esempio immenso d'amore vero!


Don Carlo Gnocchi era il terzogenito di Enrico Gnocchi, che faceva il marmista, e Clementina Pasta, che era una sarta. Don Carlo nacque a San Colombano al Lambro tanti anni fa, il 25 ottobre 1902. A cinque anni purtroppo il suo papà partì per il Cielo e così il piccolo Carlo si trasferì da San Colombano a Milano con la mamma e i suoi due fratelli che si chiamavano Mario e Andrea. A Milano continuarono purtroppo le grandi difficoltà della famiglia di Carlo perché inaspettatamente anche Mario ed Andrea si ammalarono e dopo qualche tempo persero la vita a causa della tubercolosi. Anche la salute di Carlo fu sempre cagionevole, anche lui spesso soffriva di qualche malanno… Nonostante tutte le sofferenze, però, Carlo cercò sempre di conservare il suo sorriso e il suo grande amore per la vita. Affrontò tutto con grande coraggio e con la forza che gli veniva donata dalla sua profonda fede in Dio. Diventato adulto, Carlo sentì la Chiamata di Gesù a diventare sacerdote, così rispose il suo “SI’ ” entrando in Seminario. Diventato sacerdote don Carlo ebbe come primo incarico quello di sacerdote assistente
dell’ Oratorio: pensate che gioia per lui stare tra tanti bambini e ragazzi, aiutarli a diventare grandi nella vita e nella fede, seguire i loro giochi e i loro studi, vedere i loro sorrisi e aiutarli a capire il senso della Pace e dell’Amicizia! Tutti i bambini che lo incontravano lo amavano moltissimo! Era davvero un ottimo educatore! Sapeva dialogare con i ragazzi e con le loro famiglie, sapeva ascoltare, sapeva l’importanza di un sorriso o di una stretta di mano data con il cuore. Così ben presto ricevette la nomina per un incarico importante: divenne il direttore spirituale di una delle scuole più prestigiose di Milano… In questo periodo anche don Carlo continuò i sui studi e scrisse anche alcuni saggi sull’educazione dei bambini perché fossero d’aiuto anche ad altri educatori. La vita di don Carlo continuò tra tanti impegni e tanti bambini e ragazzi fino a che nel 1940 l'Italia entrò in guerra e molti giovani studenti anche della sua scuola vennero chiamati a combattere al fronte. Don Carlo allora si arruolò volontariamente come sacerdote cappellano degli Alpini.
 
Non amava di certo la guerra! Si arruolò proprio perché voleva stare vicino a tutti quei ragazzi partiti come soldati, non voleva lasciarli soli, voleva accompagnarli con tutto il suo affetto e la sua presenza. Per tutti don Carlo aveva una parola di conforto, per tutti si comportò proprio come un padre, soprattutto con coloro che rimanevano feriti nei combattimenti… Anche don Carlo visse tutta la sofferenza che la guerra porta con sé: un giorno cadde senza forze, stremato, ai margini della strada… Stava passando il lungo corteo dei soldati in ritirata. C’era tanta neve, tantissima neve, e don Carlo quasi non si vedeva più sotto tutto quel bianco e in mezzo a tutta quella gente… Sarebbe senz’altro morto se per miracolo un altro soldato non avesse visto un piccolo lembo di stoffa della sua divisa spuntare tra la neve! Così venne raccolto dalla strada, adagiato su una slitta e portato in salvo. Ritornato finalmente in Italia nel 1943, don Carlo iniziò  a camminare per tutte le vallate alpine, per tutti i più piccoli paesi, alla ricerca dei familiari dei soldati che avevano perso la vita in guerra. Quando trovava la famiglia di uno di questi ragazzi a cui anche lui aveva voluto tanto bene, don Carlo portava qualche piccolo ricordo e offriva un po’ d’aiuto, spesso con piccole donazioni. In quegli stessi anni don Carlo aiutò molti partigiani a fuggire in Svizzera e rischiò  in prima persona la vita pur di mettere in salvo altri uomini… Dovette persino subire ingiustamente l’arresto. A partire dal 1945 don Carlo riuscì a mettere in pratica un grande progetto a cui aveva pensato da tutta la vita, soprattutto dopo aver visto gli orrori causati dalla guerra: voleva essere d’aiuto a chi soffre e a chi è solo, così decise di accogliere i bambini orfani di guerra e i bambini rimasti feriti e mutilati dai bombardamenti. Si impegnò con tutte le sue forze e con tanto impegno trovò le strutture adatte per poterli ospitare e per farli crescere come in una famiglia, tra tanto amore. Da quel momento tutti iniziarono a chiamarlo "padre dei mutilatini"…
 
 
 
Dopo una vita spesa tutta a donare se stesso agli altri, Don Carlo morì nel 1956 per una malattia incurabile. Ai suoi funerali partecipò una folla immensa, erano presenti  più di centomila persone...  C’erano gli Alpini e cerano tutti i suoi bambini e i suoi ragazzi a salutarlo… L’intera  città di Milano partecipò al lutto… La commozione fu davvero grande. I funerali vennero celebrati dall’Arcivescovo di Milano Montini che poi diventerà Papa Paolo VI. Chi era presente quel giorno ricorda che nel duomo di Milano tutti sussurravano: “Era un santo, è morto un santo!”. Durante il rito, fu chiamato a parlare vicino al microfono un bambino. Disse: “Prima ti dicevo: ciao don Carlo. Adesso ti dico: ciao, San Carlo”. Ci fu un’ovazione, tutti si trovarono d’accordo con le parole di quel bimbo! L'ultimo grandissimo gesto di generosità di don Carlo è stata la donazione delle cornee  a  due  ragazzi  non  vedenti,  Silvio  Colagrande e Amabile  Battistello.  A quell’epoca  in Italia il trapianto di organi non era ancora disciplinato da apposite leggi e il gesto d’amore di don Carlo fu molto coraggioso. La generosità di don Carlo anche in punto di morte fu di grande esempio e fece sì che nel giro di poche settimane venne varata una legge apposita sulla donazione degli organi.
Trent’anni dopo la sua morte, iniziò il processo di Beatificazione. Il 20 dicembre 2002 il Papa lo ha dichiarato “Venerabile” e

 il 25 0ttobre 2009 è stato dichiarato “Beato”!
 
 
Entrando a San Colombano al Lambro insieme ai cartelli che indicano l’inizio del paese, si può notare una bella foto di don Carlo Gnocchi che a tutti ricorda che è nato qui … ma ricorda anche e soprattutto quale grande uomo sia stato, che immenso esempio di amore per il prossimo abbia donato… Ricorda il Bene generoso e gratuito offerto a tutti, specialmente a chi è nella difficoltà, ai più indifesi, ai più piccoli… Ricorda il suo insegnamento più grande che egli stesso riassunse in queste parole:
” NESSUN UOMO E’ UN UOMO SE NON AMA”.




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